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È considerato uno dei più promettenti e talentuosi giovani chef italiani. Non a caso dal 2012 fa parte della compagnia dei “Jeunes Restaurateurs d’Europe” e in autunno ha ricevuto la segnalazione dalla Guida Ristoranti dell’Espresso come “Giovane dell’Anno”.

Alessandro Dal Degan: chef sull’Altopiano

Alessandro Dal Degan ha ereditato la passione per la cucina dalla famiglia, originaria proprio di Asiago, dalla madre cuoca e dalle nonne abilissime in cucina. Nato a Torino nel 1981, ha frequentato la scuola alberghiera a Firenze e, ancora fresco di studi, entra nel 2000 a far parte dello staff del ristorante “I Macchiaioli” di Sesto Fiorentino, dove diventa ben presto chef e poi anche titolare fino al 2006. Un’esperienza formativa che dura cinque anni, a cui seguono altre prestigiose esperienze in giro per l’Italia, finché entra come sous chef da “Al Gallopapa” di Castellina in Chianti.

Ritorno alle origini

“Il ritorno alle origini invece è stato casuale”, dice. “Ho sempre sentito il richiamo della montagna. Conoscevo fin da piccolo e amavo i territori dell’altopiano”. Nel 2008 Dal Degan viene chiamato al ristorante “Da Riccardo al maddarello”, poi diventa chef al ristorante “St. Hubertus” dell’Hotel Europa e infine, dal dicembre 2009, guida come esecutive chef la cucina del ristorante “La Tana” dello Sporting Residence Hotel, in centro ad Asiago. “Ero stato chiamato per una consulenza e avrei dovuto passare qui un solo inverno”, sorride divertito. “Ma il destino mi ha riservato una sorpresa. Ho incontrato Chiara e dopo pochi mesi ho capito qual era la mia strada. Decido di restare e prendere in gestione il ristorante”.

Radici di famiglia

Riappropriarsi delle proprie radici diventa una questione d’onore. Alessandro è ormai il punto di riferimento d’eccellenza di un territorio straordinario, dove la natura è ancora protagonista intatta e pronta a mostrare tutte le sue peculiarità e le potenzialità, anche le meno note.

Ricerca e sperimentazione

Dotato di grande curiosità e voglia di sperimentare, studia gli ingredienti del territorio e propone piatti creativi e sorprendenti, che recuperano e ripropongono in modo moderno e fresco la cucina del luogo. Una filosofia che è frutto anche dell’impegno che lo chef mette nella passione per la tecniche di chimica e fisica legate all’alimentazione e alla trasformazione degli ingredienti.

“Considero importantissimo il recupero della tradizione alimentare del passato: sono ben 70 le varietà di erbe spontanee che crescono sull’altopiano e che poco per volta ha imparato a riconoscere e raccogliere. Per prima cosa ho voluto ritrovare le materie prime del territorio e le sue ricette, poi sono passato a progetti innovativi. Tutto cambia secondo la stagione, bisogna sapere dove trovare e come trattare queste erbe, che rappresentano un ritorno, ma sono anche un tratto di grande modernità. Per questo ritengo la mia una cucina spigolosa: o piace subito o non piace affatto”.

Collaborazioni importanti

Non ultima, alcuni anni fa è arrivata anche la collaborazione con Rigoni di Asiago, una delle più importanti realtà produttive di livello internazionale del territorio, che prosegue attraverso ricettari, consulenze e partecipazione a eventi. “La stampa ha parlato molto di me – conclude – e non voglio montarmi la testa. Il mio obiettivo è la qualità, la valorizzazione della cucina e dei prodotti locali dell’altopiano, attraverso la rivisitazione della storia gastronomica di questa terra straordinaria”.

 

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Foto Ufficio Stampa