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Sensibilità, allergie e intolleranze alimentari: crescono in Italia le persone che sono affette da queste patologie. E con i numeri aumenta anche la disinformazione: tanta è ancora la confusione su ciò che è allergia e ciò che è intolleranza. 

Allergie e intolleranze alimentari

Proprio il sistema immunitario è stato per lungo tempo abituato a distinguere come buone o cattive pochissime sostanze. Negli ultimi anni, invece, con l’avvento dell’agricoltura industriale, si è trovato a dover riconoscere centinaia e centinaia di sostanze nuove: questo cambiamento è stato così repentino da non permettergli di adeguarsi in tempo. Da qui l’insorgere di disturbi come la celiachia, perché i pesticidi e gli antibiotici usati in agricoltura hanno influenza diretta sulla flora intestinale.

Per questo motivo medici e nutrizionisti lanciano l’allarme: no al fai da te. “Si tratta di un campo talmente vasto e discontinuo, che azzardare una cura senza l’ausilio di uno specialista rischia di compromettere ulteriormente la salute”, avverte il professor Matteo Giannattasio, medico e agronomo, autore del libro “Allergie e intolleranze alimentari”, pubblicato da I quaderni di Valore Alimentare e distribuito in esclusiva nei centri Cuorebio e NaturaSì.

Patologie in forte aumento

Le statistiche dicono che complessivamente queste patologie interessano il 20% della popolazione dei paesi industrializzati. La causa del loro aumento non è ancora chiara, anche se un nutrito numero di ricercatori è concorde nel ritenere che alla base di una diffusione così importante negli ultimi anni vi possa essere una serie di processi tra cui l’inquinamento ambientale, l’indebolimento della funzione digestiva, la sostituzione dell’allattamento al seno con latte artificiale e la cattiva qualità dell’alimentazione.

“Il cibo in commercio – afferma Giannattasio – è per lo più di qualità scadente, perché prodotto con metodi agricoli, di allevamento e industriali basati sull’impiego di massicce quantità di sostanze chimiche nocive, come pesticidi, antibiotici e additivi. Sostanze che poi passano agli alimenti e che possono provocare, direttamente o indirettamente, allergie e intolleranze”.

Allergie e intolleranze sono spesso usate come sinonimi, per descrivere reazioni inaspettate sulla pelle e sulle mucose. “In realtà – afferma il professore – si riferiscono a due quadri clinici precisi che differiscono tra loro per diversi aspetti: meccanismo di insorgenza, prognosi, test diagnostici, terapia e dieta da seguire”. Solitamente una persona è allergica alle proteine di un alimento: il suo sistema immunitario quando viene in contatto con questi agenti esterni li riconosce come nocivi e produce anticorpi con il fine di neutralizzarli. Questa battaglia produce uno stato infiammatorio che è poi la reazione allergica.

Allarme allergia

In Italia si stima che gli allergici siano circa il 4%, ma nella popolazione pediatrica il dato sale all’8% con un aumento del 50% rispetto a dieci anni fa. Le allergie alimentari più frequenti nei bambini riguardano le uova, il latte, le arachidi, il grano, la soia e il pesce, mentre negli adulti quelle più frequenti sono alla frutta, alla frutta secca, al pesce.

La frutta secca a guscio può provocare reazioni molto gravi. Tra i frutti, la pesca e la mela sono i due maggiormente temibili per una persona allergica. Uno stesso frutto, poi, può dare diversi tipi di reazioni. “Un individuo allergico al polline di artemisia avrà una reazione fortissima dopo aver mangiato una pesca, mentre uno che sia allergico al polline di betulla al massimo avrà quella che viene definita una sindrome orale allergica (di norma di lieve entità)”, precisa l’esperto.

Discorso diverso per le intolleranze, che non coinvolgono il sistema immunitario. La reazione innescata potrebbe dipendere dalla difficoltà di digerire un dato alimento o una parte di esso. Nel caso di intolleranza al lattosio, per esempio, l’intestino fatica a digerire il latte. Non si dovrebbe tuttavia escludere totalmente questo alimento dalla dieta: potrebbe essere sufficiente consumarne una piccola quantità al giorno, di grande qualità. “E’ importante non criminalizzare gli alimenti nel caso di intolleranze: ricordiamo che queste sono dosi-dipendenti, cioè i disturbi compaiono soltanto dopo che la quantità ingerita dell’alimento supera una soglia di tolleranza”, precisa Giannattasio.

Disturbi alimentari

La celiachia è una patologia per cui entra ancora in gioco il sistema immunitario. Ne soffre una persona su 100, secondo le stime più recenti. In realtà, moltissimi non sono diagnosticati: si tratta delle cosiddette celiachie silenti, i cui sintomi si vedono e non si vedono. Se è vero che esiste una predisposizione a questo disturbo, i medici, considerato l’aumento dei casi ogni anno, sospettano che ormai si faccia un uso smodato di alimenti ricchi di glutine e che l’agricoltura moderna abbia alterato con i suoi preparati i rapporti tra le diverse proteine del glutine, sino a renderle per alcuni indigeste. Occorrerebbe tornare al consumo di prodotti preparati con la pasta madre, capace di far assimilare il glutine delle farine.

Una puntualizzazione merita, invece, l’intolleranza al glutine, che riguarda circa 3 milioni di persone in Italia. In questo caso l’individuo potrebbe manifestare reazioni di lieve entità dopo aver consumato un alimento con glutine, con sintomi a livello intestinale, cefalee, dolori articolari, stanchezza cronica. Questo disturbo è tuttavia temporaneo e destinato a guarire dopo un periodo più o meno lungo di dieta senza glutine.

Diagnosticare queste patologie non è purtroppo facile: l’attendibilità dei test non è ancora del 100%, per cui si possono avere falsi negativi o falsi positivi. Affidarsi a un medico esperto, che conosca la storia clinica del paziente e la sua anamnesi è il primo passo per curarsi. “Arrestare questa epidemia si può”, conclude Giannattasio. “Dobbiamo impegnarci a ridare al cibo la dignità che merita e stabilire con la natura un rapporto improntato non più allo sfruttamento, ma al rispetto”.

“Allergie e intolleranze alimentari” di Matteo Giannattasio, ed. I quaderni di Valore Alimentare,10 euro.

 

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Foto Ufficio Stampa