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Alla scoperta del Paese del Sol levante, viaggiando attraverso i suoi sapori per conoscere il Washoku, la cucina tradizionale giapponese. 

La cucina tradizionale giapponese

A volte per viaggiare non c’è bisogno di prendere un aereo: ci si siede a tavola e si scoprono sake, wasabi, yuzu, salsa di soia e molto altro. “Il cibo è una porta d’entrata per una cultura, è un’esperienza fondamentale della vita”, afferma Micaela Ranieri, coordinatrice per Jetro, Japan external trade organization.

Cos’è il Washoku

La cultura alimentare giapponese o Washoku, dichiarata dal 2013 Patrimonio mondiale dell’Unesco, è stata una delle protagoniste di Identità Golose 2014, suscitando un forte interesse e una sentita partecipazione. “Il riscontro da parte dei visitatori nei confronti della cucina tradizionale giapponese è stato molto positivo”, racconta Ranieri. “Sono stati presentati prodotti già conosciuti come la salsa di soia e il wasabi, ma sono stati forniti approfondimenti in modo da far apprezzare non solo gli assaggi preparati dagli chef ma anche la profondità della storia che c’è dietro”.

Il wasabi, per esempio, è una radice acquatica dalle proprietà antibatteriche, antimicotiche e digestive. In Italia lo si consuma in polvere, principalmente come condimento per il sushi ma il sapore piccante e pungente è una caratteristica che appartiene anche alla radice fresca, un ingrediente ottimo in abbinamento a carni bianche e rosse, pesce alla griglia e anche maionese.

La salsa di soia

Anche la salsa di soia è un prodotto molto versatile: “È un po’ come l’olio extravergine di oliva”, spiega Ranieri. “Ne esistono numerose tipologie, a seconda dell’equilibrio tra gli ingredienti e della durata del periodo di fermentazione”. Utilizzata originariamente per la conservazione dei cibi in Cina, oggi è molto usata anche nella cucina occidentale contemporanea per insaporire i piatti, in abbinamento ad altri condimenti come wasabi, zenzero, sesamo, aceto, olio o come ingrediente di cottura.

Poco conosciuto in Italia, lo yuzu è un altro ingrediente molto comune nella cucina tradizionale giapponese. Si tratta di un agrume fortemente aromatico e caratterizzato da un intenso colore giallo, che trova moltissimi impieghi: come base per salse, succo concentrato per bevande rinfrescanti o liquori, per marmellate, caramelle e gelatine. Molto usato anche in pasticceria e cosmesi.

Infine, le bevande: dal saké ai liquori, al pregiatissimo whisky giapponese, sono un intero settore ancora tutto da conoscere.

Un mondo da scoprire

“C’è tutto un mondo da scoprire”, conclude Micaela Ranieri. “In Giappone la cultura gastronomica è soprattutto una canale di comunicazione. Attraverso un piatto, sia semplice che elaborato, chi cucina trasmette il rispetto nei confronti della propria tradizione, del cibo e degli altri. C’è una grande apertura da parte del Giappone nei confronti dell’Italia. Un interesse per il cibo, la moda, il design, l’architettura, per la creatività italiana in generale”.

Allo stesso modo anche l’Italia è attratta dalla cucina tradizionale giapponese, sempre più spesso intesa come esperienza formativa, come punto di partenza per conoscere una cultura lontana ed estremamente affascinante.

 

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Foto Ufficio Stampa