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I fiori in cucina fanno da sempre parte della gastronomia: fiori di zucca, broccoletti e cavolfiori sono tra i più comuni, ma anche molte altre specie usate come ornamentali sono in realtà vere delizie.

Fiori in cucina

Mangiare fiori non è così esotico come si pensa e originariamente molte specie da giardino furono selezionate in base alla loro sapidità e aromaticità, non solo per l’estetica. La storia dei fiori in cucina è molto antica: i Romani già usavano rose e violette per aromatizzare e insaporire, i fiori d’arancio profumavano i dolci mediorientali e i Celti aggiungevano la borragine al vino. Anche testi sacri come il Corano e il Vecchio Testamento riportano la prelibatezza del gusto dei fiori.

Le tradizioni floro-gastronomiche sono ampiamente internazionali: in quella anglosassone i fiori in cucina si nobilitano con Elisabetta I che aveva l’abitudine di aggiungere primule alla macedonia. In oriente invece crisantemi, gigli e fiori di loto arricchiscono torte e zuppe della cucina cinese e giapponese. Fra le molte specie di fiori usate in cucina ed erboristeria, alcune possiedono straordinarie doti curative e benefiche. Il tarassaco è da sempre utilizzato contro raffreddore, diarrea, problemi al fegato e di acidità grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, diuretiche e digestive; in forma di sciroppo, vinificato o come marmellata, è assunto come purificante.

Il fiore della borragine è genericamente associato al benessere fisico ed è ricco di acidi grassi linoleici, presenti anche in molti oli vegetali e validi aiuti nella riduzione del colesterolo. Curiosamente questo fiore dal vago sapore di cetriolo, è uno dei rari prodotti naturali blu che siano commestibili e viene utilizzato come regolatore ormonale e della produzione lattea nelle donne.

Del fiore più popolare e romantico, la rosa, esiste un’infinità di specie, ciascuna con specifiche proprietà medicinali. I petali contengono vitamine (soprattutto vitamina C) e antiossidanti e sono utilizzati contro depressione, mal di testa, stress e insonnia. Nella cucina ayurvedica, si usano i petali di rose per ottenere un tonico, il gulkand, rimedio a fatica e acidità.

Per riavvicinarsi all’uso dei fiori in cucina si può cominciare dal semplice. Le rose abbelliscono i giardini e aggiungono sapore a dolci e stufati; anche la marmellata di rose è deliziosa e da provare. I germogli di girasole hanno un retrogusto di carciofo e quindi si abbinano bene a carne e insalate, mentre i petali hanno un sapore dolce-amaro.

Le violette sono tipiche candite per accompagnare i marrons glacés, ma non zuccherate al naturale sono perfette anche per la pasta e si abbinano bene alla selvaggina grazie al sapore dolciastro. I fiori di acacia e di sambuco sono deliziosi passati nella pastella e fritti. Il nasturzio e la portulaca si gustano con le insalate. Infine, la calendula dai fiori di un brillante giallo-arancio può dare un tocco pepato a pesce e formaggi.

I fiori in cucina danno sapore e aggiungono un tocco di colore e fantasia ai piatti, bisogna però porre qualche accortezza nella scelta delle specie. Prima di consumarli è bene controllarne la provenienza e i metodi di coltura, che non devono prevedere l’uso di pesticidi e conservanti; le persone allergiche farebbero bene ad astenersi del tutto dal loro consumo. Buona norma è anche quella di non consumare fiori raccolti ai lati delle strade.

I fiori in cucina devono essere consumati molto freschi. È bene raccoglierli nelle ore del primo mattino o al tramonto quando la rugiada è evaporata e si conservano in frigorifero. Prima di usarli bisogna lavarli e rimuovere la parte centrale. Non tutte le parti di tutti i fiori sono commestibili ed è sempre bene fare qualche ricerca prima di usarli a sproposito: di regola è meglio utilizzare solo i petali.

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