Dna

Una sonda immersa in poca acqua ha consentito di individuare migliaia di specie grazie al Dna.I ricercatori dell’università di Washington hanno letteralmente individuato migliaia di specie di pesci semplicemente analizzando il Dna disciolto in un piccolo campione d’acqua prelevato dall’acquario californiano di Monterey Bay, uno dei dieci più grandi del mondo. Se applicata agli oceani, la tecnica consentirà di mappare con maggior precisione il patrimonio ittico e la fauna marina

Mappe marine del Dna

L’acqua dell’ecosistema marino è piena di cellule che derivano dallo sfaldamento dei tessuti dei pesci e che contengono Dna. Con i giusti strumenti è possibile risalire alla specie d’appartenenza. In particolare, gli scienziati  hanno rintracciato il Dna ambientale usando sonde molecolari (dette primer) che riconoscono il Dna degli animali vertebrati.

Una volta immerse in una piccola quantità di acqua prelevata dall’acquario, le sonde hanno permesso di identificare gli otto pesci ossei presenti nella vasca; è risultato che tonni e sardine costituiscono la maggior parte della biomassa totale.

I ricercatori stanno cercando ora di perfezionare i primer, dato che non sono stati in grado di riconoscere le tartarughe e i pesci con scheletro cartilagineo, mentre per gli altri la tecnica è talmente sensibile che ha permesso di identificare anche i pesci lavorati e usati come mangime.

L’obiettivo è applicare presto la tecnica del Dna ambientale al censimento della fauna degli oceani a tutela dell’ecosistema marino. Potrebbe infatti svelare la presenza di specie aliene e invasive prima che diventino un problema, a costi più contenuti e con maggiore precisione dei metodi attualmente usati.

 

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