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Maria Flora Monini ha respirato l’aroma dell’olio fin da quando ha mosso i primi passi e a quel profumo avvolgente non ha saputo resistere: primogenita di Giuseppe, figlio di quel Zefferino che cominciò l’avventura nel 1920, è con il fratello a capo dell’azienda di famiglia dal 1980. 

Maria Flora Monini: l’olio al femminile

“Da giovane non volevo entrare a lavorare nella società”, racconta Maria Flora. “Era un mondo profondamente maschile e maschilista, io volevo a occuparmi di tutt’altro, di televisione, di radio. Mio padre, in modo eccellente e con una delicatezza straordinaria, una volta mi chiese aiuto: solo per qualche tempo, mi disse. Io risposi di sì ma dentro di me pensai: non rimarrò certo. Invece sono ancora qui da allora, ho imparato a conoscere la realtà dell’azienda fondata da mio nonno e me ne sono innamorata”.

Cultura dell’olio

Un’azienda, la Monini, che negli anni è cresciuta e si è sempre più specializzata nella commercializzazione dell’olio extravergine di oliva, un prodotto la cui conoscenza e consumo all’epoca, era limitato e circoscritto localmente alle sole zone di produzione. La maggior parte degli italiani usava, soprattutto nelle grandi città, soltanto olio di oliva.

Zefferino Monini, con la sua passione e competenza, riuscì a portare alla conoscenza di un pubblico sempre più ampio l’extravergine proveniente dalle colline umbre: fu il primo che ebbe l’intuizione geniale di confezionare in bottiglie di vetro l’olio che veniva venduto sfuso dai negozianti.

Impegno di famiglia

Dopo di lui lo sviluppo dell’azienda proseguì nelle mani dei suoi tre figli, Giuseppe, Nello e Paolo. Con loro la società acquisì un profilo industriale, i dipendenti salirono a 60 con un fatturato di 60 miliardi di lire. “Negli anni ’80, finito il percorso di formazione scolastica, arrivammo io e mio fratello”, prosegue Maria Flora. “Io mi occupai da subito del mercato estero: amavo e amo viaggiare così mi ritagliai questo spazio. Ho lavorato negli Usa, in Svizzera, in Danimarca, in Inghilterra e in Giappone. Nel Duemila abbiamo aperto la Monini Usa. Ora tra i miei compiti c’è anche la comunicazione e la cura dell’immagine dell’azienda”.

Nel 1988 arriva l’alleanza con la Findim, holding di partecipazione della famiglia Fossati che controlla Star, che acquisisce il 35% della Monini. “Sono stati anni di grandi stimoli, di crescita e di respiro manageriale”, afferma Maria Flora. “Abbiamo sempre avuto con Danilo Fossati ottimi rapporti, di grande stima reciproca. Quando nel 2002 io e mio fratello abbiamo deciso di ricomprarci le azioni lo abbiamo fatto solo per amore della società di famiglia, non certo per dissapori interni”.

Punto di riferimento

Da allora la crescita non si è mai fermata e l’azienda di Spoleto è diventata un punto di riferimento per la cultura dell’olio extravergine di oliva, in Italia e all’estero. “Non posso nascondere la soddisfazione nel dire che la bottiglia del nostro Classico è la più venduta in Italia”, precisa Maria Flora, “e questo risultato è ancora più pregevole in un mercato in cui la fedeltà conta pochissimo”.

 

Ha un enorme valore invece la fedeltà dei dipendenti Monini, di tutti coloro che collaborano alla grandezza di questa società. “Noi siamo e resteremo sempre una grande famiglia, nonostante il crescere dei numeri, nonostante le nuove sedi, lo spirito che si respira in azienda è lo stesso di quando c’erano mio nonno e mio papà. Lui soprattutto aveva un affetto sincero per tutti, considerava i dipendenti davvero parte di una grande famiglia e faceva il possibile per averli sempre vicino. E di tutto questo amore è stato ricambiato. Sia io sia mio fratello riconosciamo la devozione di chi ci è accanto, e ci adoperiamo per rendere la Monini un luogo dove lavorare sia ancora un piacere“.

E piacevole deve esserlo davvero se Maria Flora trascorre lì, nello stabilimento, quasi tutta la sua giornata, sempre disponibile per chiunque. “Non riesco a stare lontana da questo posto, non ho ancora imparato a ritagliarmi del tempo per me. Questo è il compito che mi sono assegnata per i prossimi anni”, sorride Maria Flora. Non resta che attendere.

 

 

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Foto Ufficio Stampa