FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti rivolge alle Istituzioni un appello per una gestione integrata dei sistemi digitali di raccolta dati, consultabile da tutti gli enti. In seguito all’avvio, il 7 gennaio scorso, del 7° Censimento generale dell’agricoltura che si concluderà il 30 giugno 2021. La Federazione  sottolinea anche la necessità di alleggerire il processo burocratico a carico delle aziende agricole, per un risparmio sia economico sia di tempo. 

FIVI: modernizzare per cambiare 

L’indagine Istat, modulata seguendo le disposizioni del Regolamento (UE) 2018/1091 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 luglio 2018, sta coinvolgendo oltre un milione e 700 mila aziende del settore con l’obiettivo di fornire un quadro statistico approfondito, a livello nazionale, regionale e locale, del sistema agricolo e zootecnico utile come base per le politiche future. 

Informatizzare e semplificare

Quest’anno, per la prima volta, il classico questionario cartaceo è stato proposto in formato digitale e valuterà l’impatto del Covid19 sulle aziende del comparto anche attraverso una tecnica multicanale di raccolta dei dati, che prevede il coinvolgimento dei Centri di assistenza agricola (CAA) nella Rete di rilevazione. Come sottolineato dal sito Istat, “partecipare è un obbligo di legge e un atto utile al mondo agricolo e al Paese”, ma nonostante l’evidente utilità del censimento, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti sottolinea ancora una volta le difficoltà incontrate dai piccoli produttori e la necessità di implementare il sistema di raccolta dati in un modello digitale integrato, accessibile e consultabile da tutti gli enti preposti della pubblica amministrazione che seguono il settore. 

Razionalizzare la burocrazia

“È evidente – spiega Matilde Poggi, presidente FIVI – che il censimento richiede molte informazioni che il sistema della pubblica amministrazione detiene già: se i processi di digitalizzazione fossero implementati e migliorati, tali informazioni potrebbero essere condivise tra i diversi sistemi della pubblica amministrazione, senza interpellare ogni volta i produttori, snellendo in questo modo concretamente il processo burocratico, così da far risparmiare sia tempo che soldi agli agricoltori”. 

E conclude la presidente FIVI: “Il carico burocratico per le aziende agricole è sempre troppo alto. Nonostante vengano dichiarati come prioritari i processi di alleggerimento e digitalizzazione del sistema, le azioni richieste alle aziende, sempre più complesse da gestire per i piccoli produttori, vanno in direzione opposta e contraria. Informazioni quali la superficie aziendale, il numero di ore dei dipendenti, le stesse informazioni anagrafiche dell’azienda, sono dati che i vignaioli hanno già comunicato. Basti pensare al fascicolo aziendale, che ogni attività è tenuta ad avere, attraverso il quale sono comunicate tutte le informazioni principali dell’azienda”. 

Associazione indipendente 

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un’associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”. 

Attualmente sono circa mille e 300 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 13 mila ettari di vigneto, con una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 95 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,8 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 330 milioni di euro. I 13 mila ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico-biodinamico e per il 49% secondo i principi della lotta integrata. 

 

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