Aumentano i prezzi degli alimentari ma anche la consapevolezza dei consumatori. Diventare vegetariani non è una scelta per tutti e non è sempre facile escludere la carne dalla propria dieta. Ma se invece si riducesse solo un po’? Secondo il reducetarianesimo, non è necessario farlo, basta solo mangiarne di meno. Poca ma buona. 

Poca ma buona: nuovi trend di consumo della carne

Con un trend in continua crescita, la dieta vegetariana è seguita da quasi il 10% della popolazione mondiale. Un numero esiguo, se si considerano i notevoli benefici che trarrebbe il pianeta se tutti decidessero di tagliare il consumo di carne e derivati. Eppure, per il restante 90%, non è affatto facile dire addio per sempre a bistecche e hamburger e sostituire gli arrosti con tofu e lenticchie. La buona notizia è che, per aiutare l’ambiente, non è necessario farlo, o almeno non del tutto.

Ridurre non eliminare

È quanto sostiene Brian Kateman, ricercatore della Columbia University nel dipartimento di Ecologia e Biologia ambientale, teorico del Reducetarianesimo, una filosofia alimentare che, come suggerisce il nome, propone una dieta nella quale i derivati animali non sono completamente banditi, ma solo ridotti nella frequenza e nella quantità delle porzioni. Il movimento è nato nel 2015, ma sta ritornando in auge nell’ultimo anno, complici l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e una maggiore consapevolezza sui temi ambientali.

Less is more

La minore quantità di carne nel carrello è compensata da un occhio più attento nei confronti della qualità, seguendo la filosofia del poco ma buono, come per esempio la carne di manzo irlandese, che proviene da animali allevati al pascolo, che si nutrono solo di erba fresca, allevati in aziende a conduzione familiare che ne tutelano il benessere e garantiscono l’altissima qualità del prodotto finale.

L’Irlanda ha perfezionato nel tempo le sue tecniche di produzione, allevando principalmente razze come l’Hereford e l’Aberdeen Angus, ideali per la produzione di carni bovine per via della loro buona conformazione fisica e dell’alto grado di grasso intermuscolare che rende la carne così succulenta e tenera. Questa carne dal gusto distintivo, è facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche cromatiche: il colore rosso borgogna della sua polpa, è ricca di vitamine e il grasso dorato che la ricopre la rende molto morbida in fase di cottura. 

Ne vale davvero la pena 

A rendere la carne di manzo irlandese buona per natura è l’alimentazione grass fed: capi di bestiame allevati al pascolo per gran parte dell’anno in armonia con la natura, che si nutrono di erba fresca, selezionati tra le migliori razze per la produzione di carne di alta qualità.

Uno dei punti di forza della produzione irlandese di carne bovina è il legame con la tradizione: l’allevamento del bestiame è praticato da secoli in Irlanda ed è tutt’oggi a conduzione familiare, e questo ne garantisce la tracciabilità certificata. Una qualità premiata dai consumatori italiani che, per il 23% scelgono carne grass fed, per il 25% danno preferenza alla tracciabilità e per il 29% sono attenti al benessere dell’animale.

Scegliere di coccolare la propria gola una tantum, invece di farlo spesso con una carne dal costo inferiore ma dalla peggiore qualità è più semplice che convertirsi al vegetarianismo duro e puro. E se tutti gli esseri umani lo facessero, sarebbe già un aiuto importante per il pianeta.

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Foto Irish Beef