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Era scomparso negli anni ’50 a causa di una malattia. Eppure c’era chi non aveva dimenticato il gradevole sapore del peperone di Voghera e le ricette che lo utilizzavano. 

Riscoprire il peperone di Voghera

Finalmente oggi si può riassaporare questo ortaggio pregiato grazie a un progetto partito nel 2005, quando un comitato scientifico si pose l’obiettivo di recuperare la coltivazione di questo tipico peperone lombardo.

Dopo un attento lavoro di ricerca, la collaborazione tra coltivatori della zona e il contributo scientifico dell’ITAS di Voghera, dell’Istituto di patologia vegetale dell’Università di Milano, dell’Unità di ricerca per l’orticoltura del comune di Montanaso Lombardo e dell’Associazione tutela e valorizzazione peperone di Voghera, è stato possibile isolare e riscoprire i semi della pianta originale.

Ortaggio tradizionale

Dopo la ricerca dei semi, per tre anni è stata condotta una riproduzione in serra per ottenere la specie originaria che è stata poi reintrodotta in campo nelle terre della Cooperativa Villa Meardi.

Il peperone di Voghera è riconoscibile per la forma cubica con varianti più allungate e tondeggianti, costolatura a quattro coste, delle quali una può essere più alta e ad uncino. La polpa è sottile e poco acquosa, consistente e resistente. Ha profumo intenso, sapore dolce e delicato, colore verde chiaro, da cui deriva la definizione di ‘peperone bianco’, ed è facilmente digeribile grazie alla buccia sottile. È particolarmente indicato per i risotti e nella preparazione della salsa peverada, antica ricetta di tradizione, ottima per accompagnare le carni bollite e arrosto.

Dove trovarlo

Attualmente, il peperone di Voghera si può acquistare nelle zone della provincia di Pavia, ed entro la fine di agosto anche nei punti vendita della catena Iper la grande I, che conferma il suo impegno nella salvaguardia e nel mantenimento della biodiversità.

Il progetto è stato un successo, non solo perché il peperone di Voghera, ortaggio a filiera corta, assicura una rintracciabilità certa e garantita, ma anche perché favorisce il lavoro degli agricoltori e dei produttori che operano sul territorio e permette di ridurre l’inquinamento ambientale causato dal consumo di prodotti non di stagione.

 

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Foto Ufficio Stampa