La prima settimana di ottobre si è tenuta la Whisky Week, evento organizzato dal Whisky Club italiano per riunire tutti gli appassionati del distillato. L’evento, che si è concluso il 9 ottobre presso l’affascinante Villa Geno sul lago di Como, ha proposto oltre 500 etichette, tra marchi noti e distillerie di nicchia da tutto il mondo e ha rilevato alcuni trend. 

Whisky Week: e sai cosa bevi 

La chiamano la ‘parte degli angeli’ quella piccola percentuale di whisky, attorno all’1-2%, che evapora durante la maturazione nelle botti. Un termine dal carattere poetico per riferirsi a un distillato, ma che denota bene quale sia il valore di questa pregiata bevanda per i suoi estimatori. 

Che non sono pochi. Solo in Italia, il Whisky Club di casa conta circa 20mila iscritti che, grazie ai numerosi eventi organizzati dai fondatori Claudio Riva e Davide Terziotti, possono coltivare la loro passione e scoprire nuove etichette dal mondo. Con la Whisky Week, l’ultima di una serie di iniziative legata agli spirits, che si è tenuta sul lago di Como e si è conclusa il 9 ottobre nella prestigiosa Villa Geno, sono state promosse degustazioni, masterclass e momenti di approfondimento. 

Degustazioni fra terra, acqua e cielo

Oltre alla degustazione di 500 etichette tra i migliori produttori provenienti da Scozia, Irlanda, Stati Uniti, Giappone e Italia, l’edizione comasca della whisky week ha proposto delle location molto speciali: non solo all’interno della splendida villa, ma anche a bordo di un motoscafo e di un idrovolante. 

Lo sponsor principale è stato il whiskey irlandese The Busker, prodotto nella distilleria Royal Oak e maturato in botti di sherry, bourbon e Marsala provenienti dalle antiche cantine Florio. 

Cinque secoli di amore 

Non è certo chi sia stato a dare i natali al whisky, se l’Irlanda o la Scozia, ma le sue prime menzioni storiche risalgono al 400, quando, si dice, che un capovillaggio ne bevve così tanto da morire intossicato. Ironico, considerato che l’etimologia della parola whisky deriva dal termine gaelico ‘uisce’, che significa acqua, e che spesso viene accoppiato alla parola “beatha”, che vuol dire vita (infatti italianizzato in acquavite). Ancora oggi, sono moltissimi gli appassionati di questa bevanda, che si produce un po’ in tutto il mondo. Per esempio, il whisky giapponese, particolarmente pregiato, è realizzato seguendo il procedurale scozzese. 

Indovina (whis)chi? 

Se si domandasse a qualcuno di fare l’identikit di una persona che beve whisky, l’immagine che ci restituirebbe sarebbe quella di un anziano signore baffuto, seduto su una poltrona di pelle, con un bicchiere di scotch nella destra e un sigaro nella sinistra.

Uno stereotipo che lascia il tempo che trova, perché ormai, il 30% di chi beve whisky è costituito da donne, come anche dimostrato dalle numerose partecipanti della Whisky Week. La loro fascia d’età va dai 25 ai 35 anni, a differenza del consumatore medio maschio, che è più orientato verso la cinquantina. Le donne inoltre sono più inclini all’assaggio di marche di nicchia, mentre gli uomini preferiscono bere marchi noti. Un dato interessante, anche perché le prime non solo si sono appassionate al whisky, ma molte di loro lavorano in questa industria e sono a capo di prestigiose distillerie.

L’appuntamento con la prossima Whisky Week sarà in primavera a Firenze, per la prima edizione in riva all’Arno. 

 

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Foto Ufficio Stampa