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“Gerusalemme: l’Ultima Cena”. Esce il libro di due archeologi torinesi studiosi dell’alimentazione antica, un viaggio in Palestina e una ricerca storico-archeologica per scoprire il menu dell’Ultima Cena.

Archeocibo dalla Palestina

Giudea, I secolo d.C. Una stanza con una serie di tavolini bassi su cui poggia il cibo, tappeti e cuscini: ecco come gli autori descrivo l’ambientazione dell’Ultima cena. “Fondamentale”, raccontano Generoso Urciuoli e Marta Berogno.

“Per fotografare la tavolozza alimentare e le abitudini legate alla tavola della Palestina nel periodo in cui avvenne la Cena per antonomasia, è stata la ricostruzione di alcuni banchetti citati nel Nuovo Testamento: dalle nozze di Cana, al banchetto di Erode per arrivare all’Ultima Cena. La ricostruzione di questi avvenimenti, fatta con il filtro del filologicamente accettabile, è utile per ricostruire il quadro alimentare presente a Gerusalemme nel I secolo d.C.”.

Immagine diversa

Un quadro ben diverso da quello che siamo abituati a immaginare: molti artisti hanno raffigurato per secoli Gesù e gli apostoli seduti dietro a un tavolo ma gli abitanti della Palestina in quell’epoca mangiavano come Greci e Romani, ovvero semisdraiati e adagiati.

“La nostra immaginazione – spiegano Urciuoli e Berogno – è troppo condizionata dal capolavoro di Leonardo da Vinci che deriva da secoli di codificazioni iconografiche in cui si indicavano quali dovevano essere gli elementi tipici da inserire nella rappresentazione”.

Ma qual era il menu dell’Ultima cena? Grazie al filtro del filologicamente accettabile, gli autori discutono la possibilità che fossero presenti alimenti e preparati tipo il charoset o le erbe amare, piatti tipici della Pasqua, ma anche altri, come il cholent, tipico delle festività, oltre a alimenti della zona palestinese come l’issopo, che potevano essere consumati anche quotidianamente.

Ricostruzione fedele

Nel libro viene ben descritta anche la cornice che caratterizza quel periodo: i banchetti e le tradizioni alimentari, il legame che il popolo di Israele ha con il cibo e addirittura alcune ricette dell’epoca. “Siamo partiti dal presupposto – continuano gli autori – che quello che noi conosciamo come Gesù, fosse un vero ebreo, rispettoso delle tradizioni trasmesse dalla Torah, e che si fosse attenuto anche ai dettami, soprattutto divieti, legati agli alimenti”.

Urciuoli e Berogno specificano che il loro lavoro, indipendentemente da quello che possono aver collocato su quella tavola, non è e non vuole essere argomento di fede. Il loro è un tentativo di confrontare le fonti esistenti fino al momento della cena riferendole al contesto archeologico, politico, letterario, linguistico, della Palestina e del mondo greco romano del I secolo d.C.

“Abbiamo realizzato un viaggio e questo libro che necessariamente non è solo di ricerca, ma è di divulgazione pura. Per noi – concludono gli archeologi torinesi – divulgazione significa realizzare una mediazione culturale tra il mondo scientifico e il mondo degli appassionati o dei curiosi”.

“Gerusalemme: l’Ultima cena”, di Generoso Urciuoli e Marta Berogno, Ananke (16,50 euro).

 

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Foto Ufficio Stampa