Un’antica leggenda narra che durante la notte di Natale gli animali riuniti nella stalla potessero parlare tra di loro. E nel Salento esiste un presepe tutto per loro.
Gli animali del Presepe
Gli animali entrano a buon diritto da protagonisti nel Creato. Credenti o meno, è tempo di stipulare un nuovo patto con la Natura che includa a pieno titolo anche loro. Ma a Natale vogliamo darvi solo qualche piccola nota curiosa sugli animali noti e meno noti del Presepe.
Secondo il Protovangelo di Giacomo XVIII la natività di Gesù Bambino è segnata da un attimo in cui il tempo sembra essere sospeso: le fontane si fermano, i fiumi restarono immobili e gli uccelli restarono fermi nel cielo, le creature della Natura si azzittirono e naturalmente smisero di parlare.
Ricalcando le antiche orme pagane, intorno alla nascita del Bambin Gesù sono fiorite numerose leggende proprio intorno agli animali. Si racconta anche che la vigilia di Natale, nella grotta di Betlemme, quelli presenti si inginocchiarono partecipando all’evento.
Storie di animali
Il bue non mangiò la paglia fresca della sua mangiatoia, affinché la Madonna potesse utilizzarla per rendere più morbida la culla per il suo Bambino. Il buon bovino, soffiando sopra il neonato il suo alito tiepido, lo riscaldò. Si dice che da allora il bue abbia l’alito più dolce tra tutti gli animali.
Un pettirosso, che si riparava dal freddo sotto la volta della grotta, si unì al canto degli angeli e quello fu il primo suono melodioso che udì Gesù Bambino; per ringraziarlo rese la sua voce ancora più dolce e armoniosa, soprattutto durante l’inverno, nel tempo della notte di Natale.
Un’altra leggenda vuole che per rianimare il fuoco il piccolo uccello agitasse le ali fino a bruciarsi il petto che da allora è segnato dalla caratteristica macchia del piumaggio da cui deriva il suo nome. Si narra che anche le tortore fossero presenti nelle grotta e con il loro dolce cinguettio fecero addormentare Gesù Bambino nella mangiatoia, nonostante il freddo pungente.
La docile pecora offrì ciò che aveva di più prezioso, la sua calda lana, con cui la Madonna confezionò una coperta per la culla. Da allora, al tempo della tosatura delle pecore, in aprile, il Signore manda un vento tiepido per riscaldarle a loro volta.
Tra sacro e profano
L’asinello è arrivato con Gesù alla grotta di Betlemme. Ha camminato da Nazareth per 150 chilometri con la Madonna in groppa, attraverso la Galilea e le colline spoglie della Samaria. A dire il vero di viaggi ne aveva fatti già tanti accompagnando Giuseppe e trasportando tavole, sedie e sgabelli che come falegname costruiva. Il servizio è continuato fino nella grotta di Betlemme e poi nella fuga in Egitto. Si narra che l’umile animale avesse solo il suo raglio per manifestare la gioia che provava e richiamare i pastori e così fece, affiancandosi al bue per riscaldare il bambino.
Anche una minuscola creatura, una lucciola, seguiva i pastori che si dirigevano verso la grotta guidati dalla cometa e dal richiamo dell’asinello. La lucciola era così piccola che nessuno la notò e fece caso a lei, la vide solo Gesù Bambino, il quale la sfiorò con un dito e con il suo tocco la fece diventare luminosa e luccicante nelle notti d’estate, per guidare i viaggiatori. Anche le api andarono a rendere omaggio al bambinello e ronzando tutte insieme mormorarono una lode al Signore.
Significati simbolici
In realtà, come ebbe occasione di scrivere Benedetto XVI ne L’infanzia di Gesù, l’iconografia degli animali del presepe ha ampi e profondi significati simbolici. Facendo una sottile riflessione su diversi testi dell’Antico Testamento ecco che il bue e l’asino posti accanto alla mangiatoia sono «come rappresentazione dell’umanità, di per sé priva di comprensione, ma che davanti al Bambino, davanti all’ umile apparizione di Dio in una stalla, viene a conoscenza e nella povertà della nascita, riceve l’epifania, che permette a tutti di vedere e di comprendere. L’iconografia cristiana ha catturato molto presto questo insegnamento. Nessuna rappresentazione della natività rinuncerà al bue e all’asino».
Qui ci accontentiamo della poesia che questi compagni di viaggio sul pianeta hanno ispirato in tutte le epoche e in tutte le religioni, ma non dimentichiamo le iniziative concrete.
Al Museo
Anche quest’anno infatti , il Museo di storia naturale del Salento, completamente rinnovato, accoglie nelle sua nuova sede di Calimera l’originale e suggestivo presepe degli animali selvatici, che sarà aperto il 28, 29 dicembre e l’1, 4, 5, 6, 11, 12 gennaio 2014, dalle ore 9.30 alle 12.30, dalle ore 16 alle ore 18.30. L’ingresso è gratuito e, inoltre, si può prenotare una visita guidata nel Parco faunistico (320-6586561).
L’ambientazione del presepe, basata sulla favola Gli animali e Gesù Bambino di Simona Potenza, descrive come gli animali selvatici (gufi, volpi, tartarughe eccetera), siano stati guidati prima di tutti alla grotta di Betlemme dalla stella cometa. Ai classici pastori, quindi, si sostituiscono gli animali, immersi nella natura salentina, circondati da esemplari di piante e fiori tipici della macchia mediterranea.
Realizzato dai volontari del centro recupero fauna selvatica, il Presepe degli animali unisce la tradizione religiosa all’amore e alla salvaguardia della natura, alla quale si dedicano ormai da decenni gli operatori del Museo di storia naturale e quelli dell’annesso Osservatorio Faunistico della Provincia di Lecce. All’interno del Museo sarà aperto un mercatino di beneficenza il cui ricavato servirà per fornire cibo e medicinali agli animali ricoverati nell’ospedale.
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