Sostenibilità, circolarità e recupero delle materie prime sono i valori portanti de L’anello forte, associazione di 14 donne imprenditrici vinicole di Monforte d’Alba nelle Langhe, il cui obiettivo è dare nuova vita ai materiali di scarto che nelle cantine sono arrivati a fine ciclo, come plastica, carta e cartone, tappi di sughero e persino vinacce.

L’anello forte: di donne, vitigni e sostenibilità

Sì, perché un’economia che guarda al futuro è una che si basa sul riutilizzo dei materiali e che, un po’ come facevano i nostri nonni, non butta via niente. È il progetto tutto al femminile che L’anello forte porta avanti dal 2018, grazie a un’idea di Sara Vezza, giovane imprenditrice agricola e presidentessa dell’associazione. L’obiettivo? Dare una seconda vita agli scarti delle cantine, quantificando i rifiuti che vengono generati, calcolandone l’impatto e immaginandone un futuro tutto nuovo all’interno della filiera.

Le origini del progetto

Tutto è cominciato da ReWineD (Recycled Wine Design) borsa di studio destinata agli studenti dello IED di Torino, per la creazione di un oggetto di design basato sugli scarti della cantina. Con l’aiuto di docenti universitari, tecnici e creativi, è stata così affrontata la complessità dell’economia circolare legata al vino. Come possono rinascere dei tappi di sughero? E che farsene di tutti gli imballaggi di cartone e plastica?

Rispondendo a questi interrogativi, con un approccio da un lato legato a ecologia e praticità, dall’altro all’aspetto estetico, e coniugando riciclo e design, si può dare una seconda chance alle materie prime che altrimenti finirebbero in discarica. L’associazione, ufficialmente fondata a gennaio 2021, ha debuttato il 4 giugno 2022, in occasione dell’iniziativa ‘Spazzamondo. Cittadini attivi per l’ambiente’, che coinvolge le persone nella pulizia delle città, e della degustazione annuale di Barolo organizzata da Barolo Boys.

La filosofia e i membri 

Il recupero e la circolarità sono alla base del lavoro de L’anello forte. I loro valori si articolano sull’urgenza di non sprecare risorse e di declinare la sostenibilità in ogni suo aspetto. Così facendo, da un lato si immagina anche un futuro possibile per le generazioni che verranno, e dall’altro si mantiene in vita la memoria degli antenati, figli di una mentalità contadina che sfruttava tutte le parti e tutte le potenzialità delle cose, anche quelle che, dal punto d vista della società del benessere, appaiono come scarti inutili.

Insieme a Sara Vezza, fanno parte dell’associazione Marta Alessandria, Maria Bianucci, Laura Clerico, Alda Conterno, Noemi Conterno, Mirella Manzone, Isabel Oberlin, Tiziana Parusso, Giulia Poggi, Silvia Pressenda, Cecilia Rocca, Lorena Sanso e Giuliana Viberti.

Un nome letterario

L’anello forte è un libro di Nuto Revelli (1919-2004), scrittore e partigiano cuneese, in cui racconta la campagna piemontese del dopoguerra attraverso la voce delle donne. Fu pubblicato da Einaudi nel 1985. Il figlio Marco e l’editore hanno concesso all’associazione di utilizzare il nome.

La seconda vita dei materiali

La prima iniziativa realizzata da L’anello forte è stata una collaborazione con Comieco, per realizzare una scatola per le bottiglie di vino interamente fatta con scarti. Tutto avviene a km zero, attivando cartiere e scatolifici che operano nella zona e che dedicano particolare attenzione alla tutela dell’ambiente Altro progetto che sta coinvolgendo tutta la comunità di Monforte è il recupero dei tappi di sughero, che vengono ridotti in granuli e trasformati in pannelli isolanti e destinati a una nuova vita nel settore della bioedilizia.

“Stiamo ora lavorando per riutilizzare anche le vinacce e gli scarti organici della vigna e delle lavorazioni in cantina e soprattutto della plastica “, dichiara Sara Vezza. “Tutto questo è successo grazie a una persona che ha illuminato le nostre vite: Maria Bianucci, giornalista e concittadina, che ci ha sempre spronato verso un’ottica di sostenibilità e responsabilità sociale. Maria non è più con noi fisicamente, ma continua a vivere nei progetti che abbiamo condiviso e che portiamo avanti”.

E non finisce qui…

Perché le strade del riciclaggio sono numerose e molto più creative di quanto si potrebbe pensare. Ad esempio, altre aziende sfruttano raspi, fecce e vinacce per scopi farmaceutici o addirittura per produrre carta o tessuti. L’anello forte invece, con il supporto di una docente di chimica dell’università di Torino, sta cercando di farne un diserbante naturale.

E ancora, le foglie della vite sono adoperate per creare integratori che favoriscono il microcircolo, mentre le cosiddette lacrime di vite, cioè la linfa che sgorga dai tagli della potatura delle piante, nascondono un sorprendete utilizzo nel campo della cosmetica. Insomma, l’unico limite al riuso di tanti e vari materiali è solo la fantasia e l’ingegno umano.

 

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