Barò è l’abbreviazione del nome di un luogo e di un prodotto di culto: il Barolo, il grande vino piemontese. A pochi chilometri da Alba, capitale delle Langhe e sito Unesco, nasce nel 2015 Barò Cosmetics, fondata da Alberto e Simone Toppino per valorizzare un’eccellenza del territorio, sfruttando uno dei principi fondamentali ispirati dall’economia circolare: riciclare e non buttare via nulla

Barò Cosmetics: la bellezza della sostenibilità

Punto di partenza una semplice osservazione: i semi e le bucce dell’uva biologica coltivata a Barolo, dopo il processo di pigiatura e torchiatura, conservano ancora l’80% dei polifenoli dell’acino, una vera miniera d’oro: la varietà delle sostanze antiossidanti presenti in questa materia prima stupisce per ricchezza e concentrazione. 

Scarti pregiatissimi

“Lo scarto della torchiatura delle pregiate uve della zona di Barolo poteva offrire un principio attivo potente e naturale per combattere l’invecchiamento della pelle, ed è diventato la base per studiare e sviluppare i nostri prodotti cosmetici”, dicono i fratelli Alberto e Simone Toppino, imprenditori del territorio, che hanno capito il valore che si celava dietro questo scarto di lavorazione. 

L’intuizione e le radici in quella sana mentalità contadina per cui non si butta via nulla, unite a tanta voglia di fare, hanno spinto i due fratelli a costruire una nuova realtà che ha bruciato i tempi e raggiunto un grande successo in pochi anni. Barò Cosmetics recupera ogni anno mille kg di vinacce destinate allo smaltimento e le reimmette in un ciclo produttivo virtuoso. 

“Dopo la pigiatura – proseguono – il meglio dei polifenoli resta nelle vinacce, solo una minima parte passa nel vino. Perciò per noi non si tratta di uno scarto, ma di una materia prima ricchissima di antiossidanti freschi e attivi, da valorizzare con un processo estrattivo all’avanguardia”. Una risorsa  completamente naturale e biologica, che svolge due funzioni preziose: quella pro-age, per proteggere la pelle dall’invecchiamento, e l’altra anti-age, per aiutarla a rigenerarsi. 

Dalla cantina…

La procedura inizia in cantina: dopo la vendemmia, si pigia l’uva e si ottiene il mosto, formato da polpa, succo zuccherino, semi (i vinaccioli) e  bucce. Questi ultimi sono le parti più ricche di polifenoli, e insieme prendono il nome di vinacce. Dopo la prima fase di fermentazione le vinacce sono separate dal mosto. La produzione del vino continua poi nelle sue fasi successive, le vinacce sono solo in piccola parte destinate alle distillerie per la produzione di grappa, mentre il resto è destinato allo smaltimento. 

“Noi invece la preleviamo dopo la fase di torchiatura – proseguono – la trasferiamo immediatamente in laboratorio per l’estrazione e quindi nel magazzino attrezzato di Guarene, vicino a Barolo, per esser conservata a temperatura controllata. Lì l’estratto riposa e sarà prelevato in fasi successive per essere portato nei laboratori di lavorazione, scelti tra realtà d’eccellenza in prossimità territoriale. In modo da poter metter sul mercato referenze in quantità adeguata alla richiesta e per fornire un prodotto sempre fresco”. 

… ai laboratori d’avanguardia

Nel 2014 inizia il percorso di ricerca, durato due anni, per realizzare prodotti di bellezza naturali, fino al debutto nel 2016, l’anno che segna il vero avvio dell’impresa. Le formule studiate da Barò Cosmetics sono rapidamente passate da sei referenze nel 2016 alle attuali cento. Tutti cosmetici che sposano la scelta green senza ingredienti di origine animale, petrolati, paraffine, parabeni o alcol. E nessun test è mai stato fatto su animali. 

La tecnica estrattiva nel 2021 è stata ulteriormente migliorata: “Abbiamo optato per un processo di bioliquefazione molecolare brevettato presso l’Università di Bologna, in grado di superare i limiti delle tecnologie di estrazione convenzionale. Una tecnologia d’avanguardia basata sull’uso di enzimi naturali che permette di ottenere il 100% dei fitocomplessi vegetali in forma attiva e biodisponibile, pronti per essere integrati nelle nostre formule cosmetiche.” 

Principi attivi fenomenali

Da questo estratto-madre sono formulate creme, sieri e oli di bellezza adatti a esigenze diverse: antietà, anti-macchie, idratanti, rassodanti, anti-pollution, protezione solare. Le varie referenze si sviluppano a partire dal fitoestratto, individuando un pool di principi attivi di origine vegetale e biotecnologica all’avanguardia che agiscono in sinergia per ottenere il risultato desiderato. Naturalmente è imprescindibile l’attenzione anche alla texture, che deve unire la piacevolezza all’applicazione e la penetrazione ottimale degli attivi.

Tutto questo ha posto le basi per il decollo dell’azienda, che persegue uno sviluppo ormai orientato anche al mercato europeo. Il packaging è  studiato per raggiungere sempre migliori standard ecologici, privilegiando materiali riciclati e riciclabili, ottimizzazione degli imballaggi, materia prima a km zero e filiera corta dal produttore al consumatore. I canali di vendita sono solo on-line e operano per la massima fidelizzazione della clientela, attraverso un dialogo costante grazie allo staff che svolge anche una funzione di consulenza per la bellezza. 

Una filiera corta dal produttore al consumatore che taglia costi e sprechi. Un plus importante che nell’era covid si è rivelata vincente. Oggi Barò Cosmetics può  contare su 150mila clienti attivi all’anno in Italia, di cui 70mila attraverso il nuovo canale marketing di Whatsapp, e ha iniziato un percorso di internazionalizzazione partendo dalla Spagna. 

L’azienda in breve 

Barò Cosmetics è stata fondata nel 2015 e ha sede operativa a Guarene in provincia di Cuneo. È amministrata da Alberto e Simone Toppino. L’azienda si inserisce in un mercato ricco di concorrenza, ma l’altissimo livello qualitativo e l’approccio innovativo nel business portano presto grandi risultati e una continua crescita. In parallelo all’ampliamento della gamma di prodotti cresce il numero di addetti, oggi sono 31 i dipendenti impiegati, con un’età media di 36 anni e il 61% sono donne; il fatturato ha raggiunto circa 11 milioni di euro nel 2021. La denominazione Barò deriva dal comune di Barolo, da cui si preleva la materia prima post torchiatura di scarti di vinacce d’uva Nebbiolo coltivata con metodo biologico. Tutti i prodotti sono testati per la tollerabilità cutanea e sono totalmente made in Italy. 

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