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La Fondazione Darefrutto custodisce la Tenuta San Marzano Mercurina nel cuore della Lomellina, che si estende per 250 ettari di campi verdeggianti, un bosco millenario di ontani e due cascine storiche di una bellezza senza tempo. La sua mission statutaria è salvaguardare e tutelare luoghi rurali preziosi da un punto di vista naturalistico e ambientale: la natura si fa ricchezza,  in termini di sostenibilità economica per il pianeta e le persone. 

Fondazione Darefrutto: la natura si fa ricchezza

“Un campo lasciato incolto è capace di generare più ricchezza di uno coltivato”. Questa affermazione potrebbe far sorridere qualche agricoltore, ma guida la strategia di sostenibilità della Fondazione e dei suoi soci fondatori. Cristina Terragni, vicepresidente della Fondazione Darefrutto, racconta che l’idea della Fondazione nasce circa tredici anni fa, intorno al progetto di rigenerazione della Tenuta San Marzano Mercurina, ma si propone la custodia del patrimonio naturalistico non solo come dovere, ma soprattutto come investimento sul bene comune e quindi ricchezza e sostenibilità per la comunità.

Oggi non è ancora così, e la fondazione si sostiene principalmente attraverso la coltivazione del riso, sia tradizionale che biologico, come è tipico del territorio della Lomellina. Ma la visione è chiara: sottrarre terreni all’agricoltura per restituirli alla natura e generare ricchezza nel rispetto del pianeta. 

Recuperare i territori

Storicamente, queste campagne in provincia di Pavia sono state intensamente sfruttate dall’agricoltura per molti secoli e gli agricoltori rimasti erano solo anziani vecchio stampo, poco inclini a modernizzare. Ora il territorio, da tempo abbandonato dai giovani per andare verso la città, vede un momento di ritorno, dovuto anche ai fondi arrivati sul territorio da Regione Lombardia attraverso il Gal Risorse Lomellina, che intende incentivare nuove iniziative proprio per far tornare a vivere questi luoghi vicino a Milano. 

C’è chi ha però intravisto del buono in questi luoghi e ne ha compreso le potenzialità nascoste: con 250 ettari di terreni verdeggianti, un antichissimo ontaneto, e due cascine storiche che formano la tenuta San Marzano-Mercurina, è facile intuire come, per la Fondazione Darefrutto, l’agricoltura non possa che essere il mezzo, e non il fine.

“Fare investimenti qui è molto insolito”, prosegue Cristina Terragni. “È un territorio fragile. Non è come la Toscana o la Puglia, che attirano un certo tipo di turismo modaiolo. Ma noi, visionari o incoscienti, ci abbiamo creduto e abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo”. 

Solo natura

Il motivo è semplice: all’interno della tenuta, che si trova a un’ora di macchina da Milano, e che è facilissima da raggiungere per un weekend di relax fuori porta, c’è davvero solo natura: lo sguardo si perde nel verde dei campi, l’unico suono nel raggio di chilometri è il frinire delle cicale e non è raro scorgere aironi, martin pescatori e tanti altri uccelli che hanno fatto delle risaie la loro dimora. Una dimensione che genera benessere e, di conseguenza, sostenibilità e anche profitto per poter sostenere altri progetti. 

In che modo? Lo spazio si presta a ospitare attività all’aria aperta, dal nordic walking alle passeggiate in notturna nella foresta, a retreat di yoga o di pilates, alla didattica ambientale. Presto poi saranno inaugurate venti stanze, recuperate tramite restauro conservativo all’interno dell’antica cascina San Marzano. 

La struttura offre ospitalità e attività per diventare meta di un turismo lento e autentico, per quella nicchia di persone che desidera davvero staccare dalla frenesia della città e riconnettersi con se stessi, in un contesto di assoluta tranquillità e di bucolica bellezza. 

Oasi naturalistica

Le opportunità non finiscono qui, e la visione di Cristina è quella di realizzare una sorta di villaggio, che ospiti diverse realtà in dialogo fra loro: “Noi ci sentiamo i motori, l’hardware; e cerchiamo competenze per i software”, spiega. “Ci piacerebbe anche avere una ristorazione fissa, magari gestita da giovani con cui condividere la stessa filosofia, e avere un orto che possa alimentare la ristorazione. Il sogno sarebbe quello di creare una vera oasi naturalistica”.

Grazie alla determinazione de soci fondatori e ai contributi ottenuti e investiti sapientemente negli ultimi anni, questo progetto ha preso forma: “Oggi è bello vedere dove siamo arrivati, ma sono stati tredici lunghi anni”, prosegue la vicepresidente. “Tutto quello che racconto è facile a parole, ma molto più impegnativo nella realtà, per via di discorsi economici e burocratici. C’è sempre da capire come dare forma al cambiamento, restando sostenibili da un punto di vista economico, e tutto è come una collana di perle: prima una, poi due, poi tre, infilate con costanza. Fino a creare un meraviglioso ricamo”. 

 

 

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In alto, Cristina Terragni

Foto Ufficio Stampa