Al latte, fondenti o bianche, pralinate o lisce, industriali o di alta pasticceria. Al cioccolato, si sa, è difficile resistere: ma come mai nel periodo pasquale si vende proprio sotto forma di uovo? E la tradizione del cioccolato è presente in tutto il mondo? Ecco alcuni curiosi aneddoti sulle uova di Pasqua più amate da grandi e piccini. 

Le uova di Pasqua

Un simbolismo antico quello delle uova, legato alla vita e alla rinascita, che ha influenzato culture lontane nel tempo e nello spazio. Per gli antichi Egizi, esse rappresentavano l’unione fra terra, aria, acqua e fuoco, mentre per i Celti, erano un simbolo di fertilità. Anche nel Cristianesimo esse acquistarono questo significato e furono per questo associate alla resurrezione di Gesù.

Oggetto di scambio e di buon augurio: l’usanza di scambiarsi le uova è però più antica della Pasqua, ed era pratica comune presso gli antichi Persiani, che si donavano semplici uova di gallina all’inizio della primavera come auspicio di fertilità e di buoni raccolti. La tradizione, condivisa anche da greci e cinesi, era ancora viva in epoca medioevale. 

Le uova nell’arte

La forma perfetta, secondo una celebre citazione di Pablo Picasso: “Quando uno inizia un ritratto e cerca per successive eliminazioni di trovare la forma pura… si finisce inevitabilmente con un uovo.” E infatti lo si ritrova spesso nell’arte, a partire dalla Pala Montefeltro di Piero della Francesca, in cui un candido uovo di struzzo, appeso a una volta a forma di conchiglia, è proprio il fulcro dell’opera.

O come ne Il Giardino delle delizie terrene di Hyeronimous Bosch, dove si scorge un gruppo di uomini che cerca di rientrare dentro un uovo, come simbolo di stato di pace. E poi ancora lo si vede in René Magritte, Salvador Dalì e in tanti altri artisti che lo hanno celebrato come simbolo di perfezione. 

La sorpresa all’interno è invece merito di un orafo: ovvero Karl Fabergé, che nel 1885 donò alla zarina di Russia Maria Fëdorovna un uovo gioiello contenente al suo interno una gallinella dorata. Il dono piacque così tanto che, da quell’anno in poi, per Pasqua, a Fabergé vennero commissionate altre uova, tutte impreziosite da smalti, pietre e metalli pregiati, per un totale stimato di 69, che oggi costituiscono una collezione dal valore inestimabile.

Non solo cioccolato

Quelle polacche non sono di cioccolato (ma sono bellissime): si chiamano pisanki e sono uova di gallina sode, colorate e decorate con motivi geometrici molto originali. Le si può trovare, insieme ad altri cibi, all’interno di tipici cestini pasquali, da far benedire al prete secondo la tradizione della swieconka.

Uova ripiene di coriandoli: è ciò che avviene in Messico, dove si realizzano i cosiddetti ‘los cascarones’, gusci svuotati e riempiti di coriandoli e richiusi con pezzi di carta velina colorata. È usanza poi rompere queste uova sulla testa di amici e parenti, in segno di buon auspicio, liberandone il contenuto multicolore. 

Da dove arriva il cioccolato? Mentre l’usanza di scambiarsi uova di gallina nel periodo pasquale risale al medioevo, pare che il primo uovo di cioccolato sia stato realizzato alla corte del Re Sole Luigi XIV, che ne richiese uno al suo maître chocolatier. Ma mentre all’epoca il cacao era un ingrediente raro, costoso e prezioso, oggi le uova di cioccolato sono un bene alla portata di tutti, facilmente reperibile in qualsiasi supermercato e molto popolari, tanto che in Italia nel 2023 se ne sono vendute 350 milioni. 

 

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