Distillo anch’io!
Dopo il boom delle birre artigianali di qualche anno fa, c’è un nuovo fenomeno che è pronto a esplodere: quello delle distillerie artigianali. È quanto suggerisce Distillo, la prima esposizione italiana completamente dedicata alle attrezzature, materie prime, packaging e servizi per le micro distillerie, che quest’anno ha registrato l’impressionante numero di 800 ingressi in 2 giorni, con appassionati e addetti ai lavori provenienti da tutte le regioni d’Italia ma anche da altri Paesi europei. Alla luce dell’interesse ricevuto si stima che, entro il 2030, nel nostro Paese saranno aperte circa 200 nuove distillerie.
Cos’è Distillo
Nata come una fiera di respiro italiano, con la partecipazione di ben nove produttori di alambicchi, Distillo è già diventato l’evento di riferimento dell’intera area mediterranea per il mondo della distillazione artigianale. La sua organizzazione è stata gestita da Craft Distilling, azienda di Claudio Riva e Davide Terziotti, esperti del settore, e ha offerto due giornate di incontri, masterclass e approfondimenti.
Scopo dell’appuntamento, rivolto sia agli addetti ai lavori della filiera della distillazione sia a coloro che, in numero sempre crescente, intendono avvicinarsi al mondo del rame e degli alambicchi, era quello di avvicinare l’artigianalità alle nuove tecnologie. Dalla formazione alle materie prime, dalle tecnologie di produzione fino al packaging, negli stand di Distillo gli espositori si sono confrontati con imprenditori interessati ad aprire o sviluppare la propria distilleria.
“A giudicare dal feedback ottenuto nei due giorni di fiera tra coloro che si sono dichiarati propensi ad aprire una distilleria – spiegano Terziotti e Riva – possiamo affermare che almeno il 25% dei partecipanti è seriamente intenzionato a far partire un progetto, se non ha addirittura già iniziato a compiere i primi passi in questa direzione”. Tutto con un giro d’affari che si aggira attorno ai 100 milioni di euro.
Distillazione: arte antica in un panorama moderno
I numeri parlano chiaro, ed è evidente che, pur essendo ancora agli esordi in Italia, il fenomeno delle micro distillerie è destinato a crescere. Le dodici masterclass allestite da Craft Distilling con interventi di distillatori e tecnici del settore sono andate sold out: “La vera sorpresa – continuano Riva e Terziotti – è stato registrare così tanto interesse anche verso le sessioni più tecniche, che in alcuni casi hanno visto oltre 120 persone partecipanti”.
Il ritorno delle micro distillerie artigianali e altri trend
Il fenomeno delle micro-distillerie artigianali è molto diffuso negli Stati Uniti, dove si contano oltre 2mila realtà attive. Anche in Europa è un fenomeno che si sta velocemente espandendo: l’Inghilterra ha superato la Scozia per numero di distillerie, con un tasso di aperture di circa una a settimana, e in Francia sono state superate le 250 unità. In Italia, sempre grazie a Distillo, le cose hanno cominciato a muoversi nel 2020, con la prima conferenza nazionale che ha messo in risalto l’operato dei piccoli produttori, finora rimasta nell’ombra a causa degli imprenditori medio-grandi.
La speranza è che l’arte della distillazione ritorni a essere patrimonio pubblico. Del resto, la distillazione è un’arte antichissima, nota sin dai tempi dei babilonesi, che si è diffusa un po’ in tutto il mondo, dando vita a distillati preparati con gli ingredienti più disparati, dalla canna da zucchero, nel caso della cachaça, alle patate in quello della vodka, e quindi la sua esistenza si colloca in maniera molto naturale nel contesto delle micro distillerie, laboratori dove le antiche tradizioni dei nonni vengono mantenute in vita, piuttosto che nelle fabbriche per la grande produzione industriale.
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Foto Ufficio Stampa
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