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Mosnel, storica cantina franciacortina, è erede di una grande tradizione ma punta decisamente sui valori del biologico e della naturalità per costruire il vino del futuro. Ecco l’appassionato racconto di Lucia Barzanò, titolare con il fratello Giulio.

Mosnel. Tradizione e ambiente

Quella che un tempo veniva chiamata Franza Curta (ovvero ‘terre franche da dazio’), la zona collinare situata tra Brescia e il lago d’Iseo, è una terra conosciuta e stimata per l’agricoltura fiorente già dal XIII secolo. Ma è solo a partire dal 1990 che il termine Franciacorta inizia a individuare non solo un territorio ma anche un vino molto particolare. Uno spumante ottenuto esclusivamente con il metodo classico, che prevede un disciplinare di produzione molto rigido e una permanenza minima in bottiglia molto più lunga di qualsiasi altro prodotto analogo al mondo. La rinuncia alla fermentazione in autoclave a favore del metodo classico è stata un’intuizione di Emanuela Barboglio, considerata per questo la ‘madre’ del Franciacorta, che nel 1995 sarà il primo metodo classico a ottenere la Docg.

“Sono cresciuta nel meraviglioso contesto dell’azienda vitivinicola di famiglia e ho iniziato quasi per scherzo nel 1996 ad affiancare mia madre”, racconta Lucia Barzanò, figlia di Emanuela Barboglio, che con il fratello Giulio è titolare di Mosnel. Appartenente alla più giovane di cinque generazioni di produttori e innamorata del suo lavoro come della sua terra, Lucia segue il marketing e l’export dell’azienda: “L’obiettivo è trasmettere in modo contemporaneo i nostri valori: siamo una famiglia di vignaioli dal 1836, ci riconosciamo nei nostri vigneti, che tutt’oggi circondano la villa, e nello spirito aperto e ospitale con il quale interpretiamo il fare Franciacorta”.

Quasi 40 ettari di vigna e una storica villa seicentesca fanno da cornice a una produzione tradizionale ma al tempo stesso all’avanguardia, con una forte sensibilità nei confronti del biologico: “Produrre vino bio vuol dire avere rispetto per la natura in tutte le sue forme: non solo piante ma anche animali”, spiega Lucia. “Per questo abbiamo chiesto il divieto di caccia su tutta l’estensione dei nostri vigneti, un gesto naturale che permette a noi e anche ai nostri ospiti di passeggiare o pedalare lungo i filari, dato che i nostri terreni sono in buona parte affiancati da piste ciclabili o da strade sterrate”.

La salvaguardia dell’ambiente è un tema molto caro agli operatori di Mosnel: con la viticoltura biologica è possibile mantenere alti i livelli qualitativi riducendo l’impatto sul territorio, per esempio utilizzando l’acqua piovana per il prelavaggio delle cassette di raccolta dell’uva, realizzando confezioni senza plastica, perciò perfettamente riciclabili e servendosi di macchinari professionali a basso impatto ecologico. “Con il nostro atomizzatore a recupero siamo in grado di distribuire i trattamenti (solo rame, zolfo e piretro) senza farne cadere a terra nemmeno una goccia”, spiega. “Questo sistema innovativo porta a un risparmio di oltre il 40% dei trattamenti e riduce del 92% la dispersione al suolo”.

La stessa cura e attenzione che porta i produttori di Mosnel a rispettare l’ambiente, li spinge ad aprire le porte ai visitatori, con un senso di ospitalità che permette ai visitatori di vivere i vigneti e le cantine, in occasione di visite guidate o durante gli eventi enologici e gastronomici. Situazioni da condividere all’aria aperta, con la famiglia e con gli amici, ma anche virtualmente, grazie ai vari spazi creati sul web. Uno di questi è stato fortemente voluto proprio da Lucia Barzanò: si chiama ‘Quelli che il vino…’, ed è un club virtuale aperto a estimatori, appassionati o anche solo curiosi. “Un modo per passare dai social network, ormai imprescindibili, alla tavola di una volta”.

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