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Monini ha presentato il percorso di sostenibilità certificata che ha intrapreso per sottolineare l’importanza del tema green nelle imprese. Un esempio di come l’eccellenza italiana non può prescindere dalla cura dell’ambiente per ottenere un prodotto buono ed ecocompatibile.

Monini green: l’olio difende l’ambiente

“Il percorso della sostenibilità è lungo e decisamente in salita, perché le sfaccettature dell’impatto ambientale di una azienda sono molte e complesse”. Così parla Maria Flora Monini, direttore immagine, comunicazioni e relazioni esterne dell’omonima azienda, che continua: “Da più di 100 anni Monini punta alla qualità del prodotto e ai valori di un’impresa responsabile a livello sociale, ambientale ed etico. Noi mettiamo in campo quello che siamo”.

A raccontare il percorso virtuoso dell’azienda ci sono anche Vania Massari, responsabile gestione qualità, Mario Zambrini e Andrea Ronchi responsabili degli organi certificatori Ambiente Italia e Ecoway. Monini da lungo ha riconosciuto l’importanza di fare impresa etica che valorizzi il territorio invece di degradarlo.

La scelta di presentare i risultati in una lezione pubblica a Olio Officina Food Festival, l’evento creato da Luigi Caricato dedicato al settore, si è rivelata vincente per far conoscere il lungo percorso alla ricerca di continui miglioramenti e certificazioni e ha inoltre evidenziato la necessità di comunicare maggiormente le basi della conoscenza della sostenibilità ambientale e di come le  certificazioni possano o meno rispecchiarla.

Percorso green

Monini ha iniziato il percorso green nel 1998 con i riconoscimenti dop e bio, ha poi ottenuto la certificazione per la tutela del lavoro e oggi, in continua evoluzione, certifica la propria carbon footprint, ovvero il contributo all’emissione di Co2 e quindi al riscaldamento globale delle attività di produzione e distribuzione di un prodotto.

Questa analisi, condotta da enti certificatori esterni quali Ambiente Italia e Ecoway, prende in considerazione tutto il ciclo vitale del prodotto e quindi l’intera filiera, dalla coltivazione al prodotto finito e distribuito, di due oli extravergini di oliva dell’azienda: Bios e D.O.P. Umbria.

I risultati dell’indagine permettono di identificare i processi più inquinanti e di ridurre le emissioni o, dove non sia possibile, adoperare misure compensatorie tramite il carbon trading. Questa pratica permette alle aziende virtuose di bilanciare la produzione di gas a effetto serra, finanziando progetti ecologici che mirino a diminuire le conseguenze del cambiamento climatico.

Ridurre le emissioni

“L’emissione zero non esiste, ma l’azienda virtuosa si fa carico delle esternalità che produce”, dice Umberto Ronchi di Ecoway. Nello specifico, Monini ha deciso di finanziare il progetto China Anhui Guzhen Biomass che utilizza gli scarti della lavorazione del legno, della coltivazione del riso, del mais e delle arachidi come combustibile per la generazione di energia elettrica.

Tra le altre iniziative per la riduzione dell’impatto ambientale e degli sprechi energetici, Monini ha installato pannelli fotovoltaici che coprono il 15% del dispendio energetico, mentre il resto del fabbisogno viene comperato da fonti di energia rinnovabili. Il packaging è in vetro riciclabile per il 60%, l’illuminazione al led permette un minor consumo di energia e la migliorata efficienza energetico-produttiva permette di ridurre le ore di lavorazione.

Modello aziendale

Le virtù e le fatiche di un’impresa vanno condivise per essere di esempio e monito alle altre. Per questo l’azienda ha introdotto la normativa europea e si è fatta: “Modello di una gestione aziendale responsabile partecipando anche direttamente nella formulazione della PEF (product environmental footprint) volta a standardizzare le modalità di certificazione degli oli extravergine d’oliva”, come spiega Maria Flora Monini. Che conclude: “L’investimento sulla sostenibilità è fondamentale e ci auguriamo che sempre più aziende intraprendano percorsi simili al nostro”.

 

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Foto Ufficio Stampa