Insetti-da-mangiare

Quello che sembrava lo scenario possibile di un film distopico sta diventando realtà: la Commissione europea ha approvato l’introduzione di quattro specie di insetti nel consumo alimentare umano e, molto presto, saranno acquistabili nei supermercati. Cosa ne pensano gli italiani? Una buona percentuale è favorevole a provarli, come rivelato da uno studio recente dell’Università di Bergamo

Insetti. E sai cosa mangi…

Tenebrio molitor e Acheta domesticus sono solo alcuni dei curiosi nomi di insetti che, nei prossimi anni, i consumatori impareranno a riconoscere tra gli scaffali del supermercato. E chissà, forse saranno affiancati, rispettivamente, dall’iconcina di uno scarabeo e di un grillo.

Sembra ancora uno scherzo (di pessimo gusto, per alcuni) o lo scenario di un film distopico ma, con l’approvazione da parte della Commissione europea dell’uso di alcune specie di insetti per l’alimentazione umana, l’entomofagia (dal greco entomos, insetto e fagein, mangiare) sta finalmente diventando realtà in Europa.

Si potrebbe presumere che gli italiani, così lenti nell’accogliere le novità in campo alimentare e così bellicosamente legati alle proprie tradizioni gastronomiche, non saranno affatto propensi a portare in tavola qualcosa che ha più di un paio di occhi o due paia di zampe. Eppure, secondo uno studio dell’università di Bergamo, 1 italiano su 3 è disposto a includere gli insetti nella propria dieta. E ha tutti i buoni motivi per farlo.

I risultati dello studio

Lo studio “Insect food e consumatori”, il più recente di questo genere in Italia, condotto da un team dell’Università di Bergamo, ha sfatato un falso mito diffuso: non è vero che gli italiani sono tutti contrari a portare gli insetti in tavola. Anzi, fra i mille e 170 intervistati, fino al 30% si riteneva propenso a provare questa nuova categoria alimentare.

Lo studio si è poi occupato di costruire un profilo del potenziale consumatore di insect food, dividendo i partecipanti in quattro categorie, fra “edonisti”, “progressisti”, “inconvincibili” e “follower”.

Ai primi due gruppi appartengono i favorevoli, e si tratta di individui curiosi e attratti dalle novità, onnivori, prevalentemente uomini e con uno stile di vita attivo, che da un lato hanno già provato a mangiare gli insetti e dall’altro sono interessati alla dimensione etica e alle proprietà salutistiche degli alimenti.

Ai secondi gruppi invece appartengono prevalentemente donne, con uno stile di vita sedentario, che o non hanno mai provato gli insetti o non hanno interesse nell’introdurre cibi nuovi nella propria alimentazione.

Brulicano opportunità di business

Capire e conoscere il profilo del consumatore ideale di insect food è un obiettivo che diventerà sempre più pressante. Il settore dell’entomofagia è in forte crescita, con un valore di oltre 260 milioni di dollari e con investimenti che sfioreranno i 3 miliardi nel giro di 2 anni. Il che rappresenta una ricca opportunità di new business, che l’Italia, con la sua rinomata eccellenza in tutto il campo della filiera agroalimentare, dovrebbe essere pronta a cogliere.

Come sempre, c’è chi fa ostruzionismo, e sono per questo stati varati 4 decreti che impongono etichette specifiche, volte a evidenziare che i prodotti contenenti farina di insetto non appartengono alla categoria del Made in Italy e che non rappresentano ingredienti tipici della dieta mediterranea. Inoltre, i supermercati dovranno esporre questi prodotti in scaffali separati e segnalarli molto chiaramente con dei cartelli.

Si tratta di misure precauzionali inutili, capaci solo di intimorire o creare diffidenza nei consumatori, anche perché, per legge, nella produzione di insect food saranno valide le stesse regole di igiene, tracciabilità della filiera e trasparenza di tutti gli altri cibi. L’unico tipo di raccomandazione essenziale relativa a questi alimenti è quella di non poter essere consumati da chi è allergico a crostacei, acari della polvere e molluschi.

Buoni motivi per vincere la diffidenza

Secondo la FAO, le persone che includono regolarmente gli insetti nella propria alimentazione sono più di 2 miliardi, localizzate prevalentemente in Africa, Asia e Sud America. In Occidente, invece, l’entomofagia è in gran parte considerata un tabù. Per ragioni storiche e culturali, gli insetti sono associati all’idea di sporcizia, carestie e distruzione dei raccolti e sorge quindi spontanea la repulsione che si prova nei loro confronti.

Eppure, vincere la diffidenza e superare questa barriera culturale nasconde una serie di benefici per l’ambiente e, di conseguenza, per tutti gli esseri umani. Rispetto agli allevamenti tradizionali, allevare insetti richiede meno spazio e meno mangime (possono, fra l’altro, essere nutriti con rifiuti organici).

Ciò a sua volta si traduce in un numero inferiore di colture destinate alla produzione di foraggio e, potenzialmente, alla riduzione dei terreni disboscati. Sono poi molto nutrienti e ricchi di proteine e, tutto, della loro massa, è utilizzabile, a differenza per esempio del pesce, il cui scarto medio è pari a 40% del suo peso.

Cibo sostenibile

Quindi, gli insetti rapidamente diventeranno parte integrante della dieta da destinare agli allevamenti zootecnici e in futuro saranno la principale fonte di proteine per galline, maiali e pesci, che sono oggi nutriti con mangimi poco sostenibili. Gli insetti offrono inoltre un’ottima fonte proteica per il nutrimento non solo degli allevamenti: alcuni prodotti sono già disponibili anche per gli animali domestici.

Infine, bisogna ribadire che gli alimenti a base di insect food saranno più che altro farine di insetti o prodotti arricchiti con queste. E se qualcuno dovesse sentirsi ancora turbato all’idea di mangiarli, sorprenderà scoprire che, senza neppure accorgersene, li si sta già mangiando: per via dei processi di lavorazione, gli insetti sono presenti in molti dei cibi che si portano in tavola, come farine e derivati, cacao, caffè e marmellata. E forse, quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama… cena.

 

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